mercoledì 25 novembre 2009

Life is a Journey (parte prima)

Pillola azzurra, fine della storia, domani ti sveglierai in camera tua e crederai a quello che vorrai.
Pillola rossa, resti nel paese delle meraviglie e vedrai quanto è profonda la tana del bianconiglio...


Ok, chi mi conosce di persona lo sa già perciò è venuto il tempo di confessare anche a voi miei fedeli lettori che vi ho mentito, sopratutto nei miei ultimi post.
Vi avevo infatti detto che mi apprestavo ad iniziare un nuovo lavoro (e questo è vero) che mi avrebbe permesso di vivere a Sydney fino a dopo capodanno ma la verità è che chi vi scrive ha lavorato nella ditta di allestimenti per 10 giorni perchè martedì 13 ottobre 2009 ha lasciato la terra dei canguri per tornarsene a casa, questo non senza un senso di tristezza nel cuore. Quando l'aereo stava x decollare, il mio desiderio era un misto tra il desiderio di rivedere i miei amici e quello di saltar giù, un’idea accompagnata da 1000 flashback, 1000 ricordi dei favolosi mesi appena trascorsi, dei 1000 volti incontrati.
Quando però l'aereo si è effettivamente staccato dal suolo, non ho fatto nulla, me ne sono stato a fissare dal finestrino quella terra che lentamente si allontanava da me, con il mio fido ipod ben piantato nelle orecchie, ero nuovamente in volo.
Il piano di rientro comunque era ormai stato progettato da tempo e non si poteva più tornare indietro, questo già da quando poco dopo pasqua avevo comprato i biglietti che mi hanno permesso di essere dove sono ora.
Biglietti? Si biglietti, al plurale perchè naturalmente dopo un viaggio del genere, a zonzo per l’Australia a bordo di van, bus, macchine, aerei, treni, a piedi ed in bicicletta, non potevo limitarmi a tornarmene dritto dritto alla mia bella Verona, ho così compiuto varie tappe che vi racconterò nel dettaglio nei prossimi post, in questo mi limiterò ad esporvi il programma di viaggio che ho seguito ed una descrizione della mia prima tappa.
Sono partito da Sydney con non poca tristezza in me ma la frittata appunto era stata ormai fatta e già da qualche mesetto.
Il mio aereo ha fatto uno scalo a Melbourne per poi dirigersi udite udite nientedimenochè a Denpasar, capoluogo di Bali Indonesia.
Li vi ho trascorso 5 giorni salvo poi prendere un’altro volo per Jakarta dove ho speso 3 giorni.
La tappa sucessiva è stata la supertecnologica Singapore dalla quale sono partito alla volta di kuala lumpur grazie alla Keratapi che altro non è che la ferrovia di stato malese.
Una volta a kuala lumpur, il volo per Bangkok è praticamente venuto da se, mica potevo girare l’Asia senza andare in Thailandia no?
Da lì, dopo aver passato 5 giorni all’insegna del relax targato thai, ho preso gli ultimissimi 2 voli di questo viaggio che mi hanno portato alla freddissima Francoforte prima e Verona poi, un sacco di nuovi timbri e visti sul passaporto insomma.
E’ dunque finita ma, come vi avevo promesso su questo blog ci sarà spazio per qualche altro post ancora, vi racconterò quello che ho potuto vedere dell’Asia anche se in così pochi giorni, cominciando da Bali.
Vi sono atterrato la sera del 13 e dopo aver pagato il visto di 25 dollari americani valido per trenta giorni, mi sono fatto timbrare il passaporto e controllare il bagaglio a mano (cercavano droga, controllano tutte le borse e nel caso, applicano la pena di morte per chi viene beccato in flagrante, chiunque esso sia, straniero o indonesiano non importa.
Finite queste BANALI pratiche burocratiche ed appurato che non sono un trafficante, sono andato a ritirare la mia valigia che un’uomo in divisa sorvegliava.
Un pò preoccupato ho chiesto se ci fossero problemi e la risposta è stata “We have just to ceck your sweetcase Sir”.
Nessun problema a riguardo per quanto mi riguardava ed anche ce ne fossero stati penso non avrei potuto farci nulla, così si carica la borsa a spalle e mi indica di seguirlo.
Dopo pochi metri mi rendo conto che in realtà quell’uomo in divisa mi aveva solamente accompagnato all’uscita, era un bastardissimo portantino che per fare scena e guadagnarsi una mancia aveva solamente finto di essere un’ufficiale, vabbeh, una fregatura appena arrivati ci stà, gli pago il “dovuto” e cerco l’incaricato del mio hotel, che mi attendeva già da un’oretta davanti alla porta degli arrivi.
Saliamo in macchina e partiamo, subito mi chiede se ero affamato ed alla mia risposta affermativa mi accompagna in un ristorantino di pesce dove da una vasca ho potuto scegliere quale aragosta avrebbe avuto il privilegio di condividere la tavola con me.
Fatto ciò, una avvenentissima cameriera indonesiana, mi ha condotto direttamente sulla spiaggia dove il ristorante aveva disposto i tavoli a soli 5 metri dal ritmico infrangersi delle onde sul bagnasciuga.
Ero l’unico cliente presente e perciò i camerieri hanno iniziato a sparecchiare e portare via tutti i tavoli presenti, tutti tranne il mio.
Dopo soli 10 minuti, la mia aragosta è arrivata ed io mi sono trovato a lume di candela, da solo su di una spiaggia di Bali a mangiare pesce con il solo fragore delle onde come sottofondo, devo dire che è stata un’incantevole benvenuto in Asia.
Pagato il conto di 81.000 rupie (o conchiglie, come mi piace chiamare la loro moneta) ho ritrovato l’autista dell’hotel che mi aspettava nel parcheggio e siamo ripartiti alla volta dell’albergo.
Le strade di Bali sono veramente “inquietanti”, la notte sopratutto, cani randagi ovunque, losche compagnie che si aggirano sfrecciando in 3 o 4 persone su di uno scooter e machine che agli incroci per segnalare che vanno dritto mettono le 4 frecce d’emergenza…
Ma ormai nulla mi poteva più spaventare, sono arrivato all’hotel che ormai erano le 1 di notte, l’autista mi ha aperto la camera ed ho così scoperto che per le seguenti 5 notti all’esorbitante costo di 5€ a notte compresa colazione per 2 persone (ho preso la matrimoniale), avrei dormito in una capanna in muratura con tetto in paglia sul quale allegre scimmiette si divertono a scorazzare la notte, impagabile,


per di più i miei vicini di capanna erano un Tedesco e la sua fidanzata Thailandese molto cordiali e sipatici che girano il mondo scattando foto e girando video di alberghi per conto di una rivista di turismo, lavoro molto duro devo dire ;-)
La mattina seguente, il padrone dell’hotel mi ha chiesto se avessi la patente e senza neanche voler vederla, mi ha dato le chiavi del mio mezzo di locomozione, a quel punto ho inforcato il mio potente scooter 125 della kimco e sono partito alla volta di kuta, cittadina litoranea di bali.
Durante la strada non ho potuto far altro che notare tutti i residence per turisti europei, avevano all’entrata una robusta cancellata ed una pattuglia della polizia a protezione del sito, la mia mente è volata immediatamente alla porta di compensato chiusa con un chiavistello di latta che mi garantiva tutta la sicurezza di cui avevo bisogno nella mia piccola guest house a gestione famigliare...
Guidando nel traffico ho avuto anche un’altra illuminazione, la mia prima impressione riguardo gli indonesiani è stata confermata in pieno, sono fuori come zappe, dopo quella mattinata in strada, stavo iniziando seriamente a temere per la mia incolumità, li tutti guidano senza cognizione di causa, sembrano biglie impazzite, non importa dove devono andare e quando ci devono arrivare, quello che veramente gli importa è superarti, magari suonando il lacson all’impazzata, anche il come non è importante, a sinistra, destra, scavalandoti, anche se chi ti stà davanti è un’intera famiglia su di un scooter (padre con il casco in testa, madre con il casco in testa, 2 figli di si e no 5 anni con solo un cappellino yankee in testa)…
Inutile dire che dopo 3 giorni però anch’io mi sono adeguato a quella realtà scoprendomi a fare manovre che neanche quando ero un ragazzino scemo di 16 anni in sella al mio scooter facevo (o quasi), per di più adesso ho fatto manovre "agghiaccianti" con addosso solamente il costume, le infradito ed una t-shirt...
A parte ciò comunque, i luoghi che bali propone sono qualcosa di magnifico, un mix di paesaggi da sogno, wildlife, e personaggi bizzarri che fanno cose bizzarre.
Appena usciti dalla città infatti tutto cambia, il traffico sparisce nessun fastidioso clacson nell’etere, solo risaie tutt’attorno a te, ed allora per il caldo diventava d’obbligo togliersi il casco, respirare a pieni polmoni gli aromi di fiori ed incensi che bruciavano a lato carreggiata e con lo sguardo finalmente libero, dare un po di gas, lasciare che il vento giocasse con i disordinati ciuffi di capelli avendo però l’accortezza di rallentare per lasciare attraversare le scimmiette spaventate dal “rombo” del mio motore e che fino a 10 secondi prima, cazzeggiavano in mezzo alla strada, imboccare la curva seguente e frenare di colpo per non schiantarsi contro quei 2 enormi bufali che invece non ci pensavano minimamente a smettere di cazzeggiare in mezzo alla strada nonostante al rombo de mio motore avessi aggiunto una fastidiosa strombazzata con il mio ormai fido clacson.


Ho approfittato del mio ultimo giorno sull’isola per farmi un’immersione, in fondo se non sfrutto il mio nuovo brevetto quì dove lo posso fare, sul lago di Garda?
Il prezzo era di 50 dollari americani x la prima immersione più 40 dollari per la seconda, ho dovuto rinunciare alla seconda immersione perchè il giorno seguente dovevo volare a Jakarta e non è consigliabile passare troppo tempo sott'acqua il giorno prima di un volo aereo.
Al mio rifiuto il titolare del dive club, si è alquanto sorpreso, è arrivato ad offrirmi di fare tutte e due le immersioni per 50 dollari ed al mio secondo rifiuto (non era appunto una questione di soldi), si è arreso e senza che io contrattassi per 45 dollari mi ha dato immersione, pranzo, coka cola, bottiglietta d’acqua, crema solare ed un cd con 70 fotografie e una decina di video girati in presa diretta sott’acqua, protagonista ovviamente il sottoscritto.
Ad oggi, scrivendo tutto questo, non posso non ripensare a dov’ero allora, cosa provavo, cosa stavo facendo e cosa avevo ormai già fatto nei mesi precedenti, così per un’attimo mi prende male, ripensando a quei pochi mesi quando davvero tutto era nuovo, diverso, vero, quando erano molto poche le cose negative e quando in qualche particolare giornata queste addirittura non esistevano.

E chi non viene sul blog si piglia la pillola azzurra