domenica 27 dicembre 2009

Life is a Journey (parte terza)

Kuala Lumpur è stata una rivelazione, vi sono arrivato con un treno scassato che in 7 ore mi ha portato da Singapore al centro della capitale malese.
Arrivato nel primo pomeriggio, ho preso un taxy verso quell ache sarebbe stata la mia nuova abitazione temporanea, la simpatico “Ragge Guest House”, nessun nome fu mai più azzeccato di questo, infatti questa guest house, è decorata con bandiere Jamaicane, foto di personaggi dai capelli rasta nell’intento di fumarsi strane sigarette autoassemblate e Bob Marley di sottofondo.
Tutta questa atmosfera rilassata, appariva molto simpatico, le camere erano pulitissime ed il bagno pure, l’unica cosa che mi ha lasciato un pò perplesso è che anche in Malesia come nel resto dell’Asia, vige la pena capitale per i trafficanti di droga, insomma questa Guest House un pò strideva con il contesto che le stava attorno.
I tre giorni passati in città sono letteralmente volati, tra shopping a dir poco cheap, visite alle torri petronas

ed una scalata della Kuala Lumpur tower (4° palazzo più alto del mondo) dalla quale letteralmente piovevano esseri umani visto che pagando una quota, se in possesso di un brevetto di paracadutismo, ci si poteva lanciare per fare del sano Base Jumping e devo dire che fa venire i brividi ammirare il panorama da una delle finestre e vedersi precipitare davanti un’uomo ad una velocità impressionante, tutto documentato con delle foto che mi hanno portato via un bel pò di tempo e tentativi vista appunto la velocità che i soggetti raggiungevano.

Penso che anche Kuala Lumpur come Singapore, meriterà un’altra mia visita in futuro, magari non durante la stagione delle piogge, si tratta di una città veramente occidentalizzata ma che al tempo stesso conserva anche quel retaggio storico che le viene da millenni di cultura asiatica, un bel mix insomma.
L’ultima mattina, ho preso un taxi (guidato da una donna che avrà avuto 70 anni…) che mi ha accompagnato in stazione centrale e da li, un bus per l’aeroporto da cui sono ripartito direzione Bangkok con un volo Air Asia (che vince il premio per migliori hostess del mondo).
Sono atterrato in Thailandia nel tardo pomeriggio e subito ho trovato ad aspettarmi la macchina del mio hotel, in un’oretta ero così in camera mia, all’ultimo piano di un bel hotel in soi 9 (i Soi sono le traverse stradali) il panorama che si può vedere da quella camera affacciata sulla città non era affatto male.
A questo punto 4 parole sulla Thailandia sono doverose, informandomi su internet ho scoperto che si tratta di un paese dall’ antichissima e raffinatissima cultura come dimostrano i numerosissimi templi e siti storici sparsi un pò ovunque qua e là.
Oltre a ciò, le bellezze naturalistiche mozzafiato della Thailandia sono difficilmente riscontrabili altrove, a partire del mare, caldo e accogliente (anche se io non ho avuto il tempo per appurare questa cosa visto che ho visitato esclusivamente la capitale).
Devo dire che la popolazione che ho potuto incontrare in quei giorni mi è sembrata molto amichevole anche se un po’ troppo insistente nel voler a tutti i costi venderti qualcosa, che fosse un massaggio tradizionale ad opera di stupende ragazze o un monile d’oro.
A parte ciò anche in questo caso i giorni se ne sono andati tra un giro in Tuk Tuk, una visita ad almeno 15 diversi super buddah ricoperti d’oro (non scerzo, ricoperti di VERO oro),


frequenti bagni in piscina visto il caldo pressochè insopportabile e qualche chiacchiera scambiata con i vari Bonzi vestiti con la tradizionale tunica arancio che di loro spontanea volontà, si avvicinavano per spiegarti con un buon inglese il significato dei vari e diversi tra loro templi sparsi per la città..

Anche qui come in Australia, sono sicuro che un giorno farò ritorno ed a proposito di questo, ho avuto un flash improvviso e ricordo come esattamente 11 mesi fa, su di un blog appartenente ad un mio predecessore, ho letto questo piccolo paragrafo che cade così vittima di un copia – incolla

[...perchè una volta che lasciate l'Australia, l'Australia cessa di esistere. L'Australia è in gran parte vuota e lontana, tanto lontana. La sua popolazione non è numerosa e, di conseguenza, il suo ruolo nel mondo è periferico. Non ha colpi di stato, non esaurisce le riserve ittiche con una pesca dissennata, non finanzia despoti impresentabili, non produce cocaina in quantità imbarazzanti, non usa la propria influenza in maniera arrogante e inappropriata. E' un paese stabile, pacifico e buono. Non ha bisogno di essere tenuta sotto osservazione, e così non lo facciamo. Ma voglio dirvi questo: a perderci siamo solo noi."]

A dicembre 2008, mi chiedevo se queste parole corrispondessero al vero ed oggi devo dire che effettivamente è tutto reale ed ogni singola sillaba, virgola o accento usati per esprimere questo concetto, ottengono sicuramente tutta la mia approvazione e la mia comprensione.

C ya Australia

sabato 5 dicembre 2009

Life is a Journey (parte seconda)

Jakarta…. Che dire…. del mio tour asiatico Jakarta è stata la tappa che più di tutte non mi è piaciuta e sicuramente una città dove non metterò mai più piede, ci ho speso 2 giorni e 2 notti tra passeggiate in città e dosi smodate di disinfettanti vari ma, andiamo con ordine.
Le cose sono iniziate subito malino quando l’aereo che partiva da Bali ci ha comunicato che avrebbe avuto un ritardo di 1 oretta, in molti si sono lamentati ma non io, d’altronde noi abbiamo l’Alitalia quindi non possiamo parlare se qualche altra compagnia fa solo 1 ora di ritardo...
Un’altro bel momentino è stato quando salendo sull’aereo, l’ho trovato completamente avvolto dal fumo che in realtà era condensa dell’aria condizionata, la prima impressione comunque non è stata il Massimo ed una bambina ha anche iniziato a piangere suscitando l’ilarità di suo fratello che la prendeva in giro dicendole in inglese che saremmo caduti a metà strada, simpatico no?
Arrivato nella capitale Indonesiana, ho preso un bus per il centro e una volta lì un taxi per la mia Guest House che si è rivelata essere una perla nel mezzo della m***a, nel vero senso della parola visto che lungo tutta la città fanno bella mostra di se moltissime fogne a cielo aperto ed i ratti agli angoli delle strade ti chiedono se hai da accendere.

[uno degli scorci più presentabili della città]

La mattina presto, mi sono incamminato in dirzione del cbd,
scoprendo così la vera architettura di questa città che è composta da vere e proprie Bidonville attraversate da lunghe ma sconnesse strade sulle quail sfrecciano Mercedes, ferrari e bmw dirette verso gli enormi grattacieli del potere che sorgono alla fine della via.
Non ho potuto fare a meno di notare anche che ovunque ci fossero stati più di 2 turisti bianchi ad esempio centri commerciali, hotel o ristoranti fashion, c’erano per lo meno 10 poliziotti armati di mitragliatrice e giubbotto antiproiettile e la cosa più che rassicurarmi un pò mi ha messo timore

che aumentava esponenzialmente quando entravo nel campo visivo di qualche gruppo di indigeni che subito mi fissavano fisso e non smettevano di farlo fino a che non giravo l’angolo, immaginatevi la scena, 15 homeless seduti sul marciapiede che appena ti vedono passare ti guardano standosene zitti(30 occhi puntati addosso) e fino a che non sei uscito dal loro campo visivo continuano a farlo, senza mai proferir parola, roba che vi assicuro inquieta non poco.
Ho finito il giro turistico in bellezza a sera inoltrata mangiando in un ristorante indonesiano e la mattina verso mezzogiorno sono volato via, direzione Singapore che al contrario di Jakarta ha confermato in pieno la mia prima positiva impressione avuta nel viaggio di andata, nonostante il fatto che vi abbia speso solamente 1 notte, sono però sicuro che in futuro ci tornerò perchè voglio dedicarvi almeno una settimana piena, secondo me infatti come città, come abitanti e come cultura, merita 1.000.000 di volte più dell’Indonesia a partire dal fatto che il traffico è ordinato e nessuno usa l’odiato clacson così tanto per...
La mattina seguente comunque, un treno malese mi attendeva per accompagnarmi a Kuala Lumpur, capitale della Malesia ma, questa sarà un’altra storia…

[C'è stato un tempo in cui ho vissuto ad ali spiegate, lanciato negli spazi azzurri che sovrastano questa curva superficie.
Ora, privo di supporti alari, cerco di minimizzare l'impatto mentre precipito, in questo ultimo volo, cieco, nella coltre di nebbia del cazzo.
It's hard to come back.]cit

E chi non viene sul blog è un’indonesiano…