sabato 5 dicembre 2009

Life is a Journey (parte seconda)

Jakarta…. Che dire…. del mio tour asiatico Jakarta è stata la tappa che più di tutte non mi è piaciuta e sicuramente una città dove non metterò mai più piede, ci ho speso 2 giorni e 2 notti tra passeggiate in città e dosi smodate di disinfettanti vari ma, andiamo con ordine.
Le cose sono iniziate subito malino quando l’aereo che partiva da Bali ci ha comunicato che avrebbe avuto un ritardo di 1 oretta, in molti si sono lamentati ma non io, d’altronde noi abbiamo l’Alitalia quindi non possiamo parlare se qualche altra compagnia fa solo 1 ora di ritardo...
Un’altro bel momentino è stato quando salendo sull’aereo, l’ho trovato completamente avvolto dal fumo che in realtà era condensa dell’aria condizionata, la prima impressione comunque non è stata il Massimo ed una bambina ha anche iniziato a piangere suscitando l’ilarità di suo fratello che la prendeva in giro dicendole in inglese che saremmo caduti a metà strada, simpatico no?
Arrivato nella capitale Indonesiana, ho preso un bus per il centro e una volta lì un taxi per la mia Guest House che si è rivelata essere una perla nel mezzo della m***a, nel vero senso della parola visto che lungo tutta la città fanno bella mostra di se moltissime fogne a cielo aperto ed i ratti agli angoli delle strade ti chiedono se hai da accendere.

[uno degli scorci più presentabili della città]

La mattina presto, mi sono incamminato in dirzione del cbd,
scoprendo così la vera architettura di questa città che è composta da vere e proprie Bidonville attraversate da lunghe ma sconnesse strade sulle quail sfrecciano Mercedes, ferrari e bmw dirette verso gli enormi grattacieli del potere che sorgono alla fine della via.
Non ho potuto fare a meno di notare anche che ovunque ci fossero stati più di 2 turisti bianchi ad esempio centri commerciali, hotel o ristoranti fashion, c’erano per lo meno 10 poliziotti armati di mitragliatrice e giubbotto antiproiettile e la cosa più che rassicurarmi un pò mi ha messo timore

che aumentava esponenzialmente quando entravo nel campo visivo di qualche gruppo di indigeni che subito mi fissavano fisso e non smettevano di farlo fino a che non giravo l’angolo, immaginatevi la scena, 15 homeless seduti sul marciapiede che appena ti vedono passare ti guardano standosene zitti(30 occhi puntati addosso) e fino a che non sei uscito dal loro campo visivo continuano a farlo, senza mai proferir parola, roba che vi assicuro inquieta non poco.
Ho finito il giro turistico in bellezza a sera inoltrata mangiando in un ristorante indonesiano e la mattina verso mezzogiorno sono volato via, direzione Singapore che al contrario di Jakarta ha confermato in pieno la mia prima positiva impressione avuta nel viaggio di andata, nonostante il fatto che vi abbia speso solamente 1 notte, sono però sicuro che in futuro ci tornerò perchè voglio dedicarvi almeno una settimana piena, secondo me infatti come città, come abitanti e come cultura, merita 1.000.000 di volte più dell’Indonesia a partire dal fatto che il traffico è ordinato e nessuno usa l’odiato clacson così tanto per...
La mattina seguente comunque, un treno malese mi attendeva per accompagnarmi a Kuala Lumpur, capitale della Malesia ma, questa sarà un’altra storia…

[C'è stato un tempo in cui ho vissuto ad ali spiegate, lanciato negli spazi azzurri che sovrastano questa curva superficie.
Ora, privo di supporti alari, cerco di minimizzare l'impatto mentre precipito, in questo ultimo volo, cieco, nella coltre di nebbia del cazzo.
It's hard to come back.]cit

E chi non viene sul blog è un’indonesiano…

2 commenti:

Aurelio ha detto...

Ciao Max.. jakarta sarà pure brutta ma permettimi di dire, quale posto al mondo non è brutto dopo aver visto l'australia e soprattutto visitandolo durante il volo di ritorno??
Molto bella la frase finale..
io mi sentivo peggio durante quelle 24 ore di volo interminabili e oscure..

M.V. ha detto...

in effetti durante il ritorno nulla può apparire bello come in realtà magari è...