mercoledì 23 settembre 2009

Leaving Sydney... again...

Ok, il titolo è già abbastanza esplicativo da se ma adesso, pro erò a narrarvi come ciò sia alfine avvenuto.
Vi avevo lasciati con il sottoscritto che in compagnia dei suoi allegri genitori in vacanza, faceva ritorno a Sydney dopo aver speso 6 giorni tra le 2 più grandi città australiane.
Il ritorno nella big city è avvenuto per poter accogliere downunder Martina e Cristian.
L’allegra combriccola ha così potuto approfittare del loro cicerone personale (me medesimo) che li ha accompagnati su e giù per il centro mostrando loro quasi tutto quello che questa magnifica città ha da offrire.
Devo dire che il luogo che ha riscosso più successo però non ha niente a che fare con le innumerevoli offerte di carattere culturale che Syd offer, si tratta infatti del fish market, luogo incredibile che mia sorella e mio papa hanno da subito adorato alla follia grazie ai pranzi a base di aragoste ed ostriche che si sono spazzolati.
Adesso arriva però la parte per me “dolorante” dalla quale il post prende il nome, Leaving Sydnay…
Infatti dopo qualche giorno passato con la MIA famiglia nella “MIA” città, l’abbiamo lasciata e penso non vi faro più ritorno (mai dire mai) perchè il piano è quasi chiaro nella mia mente, approfitto del tempo che passo in compagnia della mia famiglia per godermi la loro compagnia e per vedere ciò che ancora mi manca dell’Australia per poi fermarmi a Brisbane o giù di lì in cerca di un nuovo lavoro nell’attesa che venga il caldo Natale e probabilmente il caldo Capodanno…
Ma andiamo con ordine, non sveliamo subito tutte le carte e facciamo un passo indietro a quando il volo Qantas n° EK433 ci ha caricati all’aeroporto di Sydney per lasciarci all’aeroporto di Alice Springs.
L’arrivo nella calda e centrale cittadina è stato accolto da un caldo a cui non eravamo preparati e dopo esserci alleggeriti, abbiamo provveduto a noleggiare una macchina “Holden SW 2500 cc benzina” che il giorno dopo ci avrebbe portati ad ammirare il simbolo per eccellenza dell’ Australia, il possente “sasso” Uluru.
Dopo aver passato la notte in un’ostello del centro città (sono riuscito a trascinare la mia famiglia in un’ostello, incredibile, figlio degenere che sono hehhehehehehe), siamo partiti alla volta dell’arida regione centrale ad ovest di Alice e verso le 4 di pomeriggio, siamo alfin giunti alla nostra meta, giusto in tempo per goderci lo spettacolo del tramonto che letteralmente trasforma il colore del monolite con lo scendere del sole.

Lo scopo di questo viaggio era anche quello di salire fin sulla cima della montagna sacra, potete quindi capire quanto ci sia rimasto male quando la mattina, al nostro arrivo alle pendici di Uluru abbiamo trovato un cartello con una scritta che recitava “Uluru climbing track closed: strong wind on the top”.
Io, mio papa, Martina e Cristian abbiamo così potato per fare il loop della montagna, un percorso lungo 9 km che ne fa il giro della base completo e che ci ha portto via all’incirca 2 ore.

Una volta completata questa passeggiatina, siamo tornati al punto di partenza e come per magia l’odiato cartello era sparito e la via verso la vetta nuovamente aperta al pubblico, così io e Cristian ci siamo guardati e subito intesi, un panino al volo e poi via, alla cunquista della vetta.

Dopo aver sputato i polmoni, siamo giunti alla sommità ed il paesaggio che ci si è parato d’innanzi è stato fantastico, il deserto tutt’attorno a noi e poi nient’altro, il solo orizzonte costituiva il limite della nostra vista.
Ogni uomo donna o bambino dovrebbe vedere il deserto almeno una volta nella vita, non ci trovi nulla laggiù, solo sabbia, rocce e silenzio, La pace vera.

Dopo aver lasciato a malinquore questa meta a lungo sognata, la tappa successive è stata la tropicale città di Cairns dove abbiamo passato 3 giorni da sogno dividendo il nostro tempo tra la piscina con idromassaggio nel giardino dell’appartamento da 10.000 stelle che abbiamo affittato e le immersioni al largo della cost ache mi\ci hanno permesso di ammirare le bellezze che la barriera corallina ha da offrire.
Ho infatti compiuto la mia prima immersione subaquea proprio quì e ciò che ho visto e fatto mi è piaciuto tantissimo, inseguire i pesci pagliaccio, accarezzare le tartarughe marine o farsi fotografare sotto 10 mt d’acqua mentre nuoti nel mezzo di altissimi e coloratissimi coralli mi ha fatto letteralmente innamorare di questo mondo e sicuramente una volta Brisbane, mi iscriverò a scuola di sub e prenderò il brevetto.
(la foto che segue è stata presa in "prestito" da quelle di Cristian, io non ho ancora una macchinetta subaquea)


Finiti questi 3 rilassanti giorni, ci siamo dotati di mega camper ed abbiamo iniziato la nostra discesa verso sud lungo la sunshine coast attraversando foreste tropicali solcate da ruscelli che talvolta creano cascate e piscine naturali nelle quali solamente io e Cristian abbiamo avuto il coraggio di nuotare.
Divertente intermezzo che però non ha distolto la nostra attenzione da un’altra meta molto importante che non poteva mancare alla mia lista di “posti dove sono stato”, le Withsunday ed in particolare White even beach.
Dopo aver infatti raggiunto Arlie Beach, abbiamo prenotato un tour nelle fantastiche isole che compongono questo arcipelago e la giornata successive è trascorsa piacevolmente tra un bagno, una sessione di Snorkling e un pranzo frontespiaggia, e che spiaggia.
Nessun’altro nome poteva essere più azzeccato per questo posto, White even beach, letteralmente un paradiso tropicale che non ha fatto altro che farmi innamorare sempre più di questa nazione.

Il giorno dopo lasciato ahinoi anche questo spot, siamo giunti ad Hervie Bay, cittadina dalla quale vi sto scrivendo e che è stata l’inconsapevole protagonista della nuova separazione che tra me e la mia famiglia, infatti loro ieri pomeriggio sono ripartiti direzione Brisbane per poter prendere l’aereo che li riporterà a casa mentre io sono rimasto quì perchè domani partirò per il self drive tour di Fraser Island, ma di questo vi racconterò nel prossimo post.
Non mi resta che augurare un buon volo ed un buon rientro ai 4 cavalieri dell’apocalisse (Martina, Cristian, Mamma e Papà hihiihihihihihi) e rimandarvi alla prossima lettura.
E chi non viene sul blog si becca il cartello “Uluru climbing track closed: strong wind on the top” e non ci potrà fare assolutamente nulla.

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